L’arrivo di un bebè in famiglia porta con sé momenti di grande gioia e novità. Quando nasce un bambino nascono una mamma e un papà, nascono nonni, nascono zie, può nascere un fratellino o una sorellina, la famiglia cresce, si espande ed entrano in gioco nuovi ruoli.
Tutti si immedesimano nel proprio ruolo particolarmente adatto a prendersi cura del nuovo arrivato; si fa a gara a chi lo fa meglio, a chi riesce per primo ad accaparrarsi il primo sorriso del bambino, tutti mostrano in gioco le carte migliori, tutti – tranne forse qualcuno. Al di là di quel bambino ben vestito e profumato, c’è una mamma in tuta con i capelli legati, gli occhi un po’ assonnati, le braccia stanche e con in mente sempre una domanda: “sto facendo la cosa giusta?”. Le mamme di tutto il mondo se lo chiedono continuamente dal momento in cui accolgono tra le braccia il proprio bambino; ci sono sempre delle fasi nuove da affrontare: il modo in cui si prende in braccio, il tipo di allattamento, il cambio del pannolino, l’introduzione delle pappe, la cremina per non arrossarsi, le strategie più disparate per prevenire le coliche, il sonno che tarda sempre ad arrivare, il tipo di pianto, i dentini, il ciuccio, il vizio e così via!
Immedesimarsi immediatamente in una mamma perfetta –pronta a rispondere in un lampo alle sempre nuove e mutanti richieste del bambino- non è così facile: tutti si aspettano che sia lei a prendere in mano la situazione, a consultare il suo manuale da super mamma compreso nel parto e a sfoderare prontamente una risposta perfetta per il bisogno del figlio. Ma la realtà non è sempre questa. Ci si sente piuttosto quasi inadeguate a quel nuovo ruolo, inadatte a comprendere le esigenze del bambino e a risolvere tutti i suoi problemi, si fa una grande difficoltà a gestire la maternità e a conciliarla con il proprio ruolo di compagna-amante-lavoratrice e donna.
In questa fase dunque diventa fondamentale per lei un sostegno. Il compagno –ove presente- svolge un ruolo di vitale importanza: è la sua spalla, l’alleato che “combatte” le stesse battaglie ma che soprattutto vive insieme a lei le stesse gioie ed emozioni primordiali della genitorialità.
Fondamentale è anche il supporto offerto dalle figure professionali di riferimento, così come lo diventa la possibilità di potersi confrontare con altre donne che in quel momento stanno vivendo le stesse identiche fasi e si stanno ponendo le stesse domande. Fare riferimento a qualcuno che non sia un familiare può mettere la donna in una condizione di apertura: si trova il coraggio di fare domande scomode o imbarazzanti, si condividono le stesse ansie e gli stessi timori, ci si confronta apertamente e ci si scambia pareri o opinioni ma soprattutto ci si rende conto di non essere sole poiché tutte si trovano a vivere le stesse perplessità ed inadeguatezze! In quest’ottica possono essere presi in considerazione gruppi di aiuto, gruppi di mamme alla pari, cerchi di donne e spazi a cadenza settimanale organizzati e condotti da professionisti.
I professionisti di riferimento giocano un ruolo chiave in questa fase: Ostetriche e Psicologi possono costituire infatti una rete professionale per coinvolgere le donne, renderle partecipi delle dinamiche di gruppo e rappresentare un valido supporto per la donna stessa e la famiglia. Entrambi possono occuparsi con modalità diverse ma complementari del benessere fisico e psichico della donna, di quello della coppia e della nuova famiglia appena creata. L’organizzazione di uno sportello settimanale di ascolto ad esempio, rappresenta una modalità di collegamento tra la donna/famiglia e il professionista: l’Ostetrica e lo Psicologo prestano il proprio ascolto e supporto in un lavoro complementare di équipe che metta al centro la donna e le sue necessità, fungendo spesso da ponte per la partecipazione a dinamiche di gruppo o individuali.
Aspetti come la prevenzione della depressione post partum, il sostegno all’allattamento al seno o in formula, la promozione di una genitorialità consapevole, il supporto alla figura chiave del partner e più in generale il sostegno al vissuto psico-fisico del puerperio rappresentano per la famiglia una base dalla quale trarre sicurezza per far emergere le proprie capacità e potenzialità di genitori.
Frequentando gruppi di sostegno tra mamme e incontrando individualmente o collettivamente i professionisti, le donne possono lavorare al loro nuovo ruolo di genitore, percorrendo con consapevolezza e serenità l’entusiasmante ma non sempre facile via della maternità. Rispondere dunque alla fatidica domanda “sto facendo la cosa giusta?” può essere il risultato di un percorso di crescita e condivisione: le mamme e i papà riscoprono il valore dell’istinto, dell’individualità e della capacità di essere sempre i migliori genitori al mondo per il loro bambino!