Perché piacciono così tanto a bambini e
adolescenti?
Rispondere a questa domanda,
significa descrivere lo scopo che spinge un individuo
ad appassionarsi e successivamente passare tante ore
davanti una realtà virtuale. I videogiochi danno al
giocatore, la possibilità di sperimentare successi.
Questi infondono un senso di efficacia personale e
libertà, oltre che ad una grossa dose di eccitazione.
Inoltre, la possibilità di comunicare con altri giocatori
rende tutto più divertente e crea un senso di
appartenenza unico per ognuno. Pertanto, potremmo
dire, che i videogiochi soddisfano lo scopo
determinante allo sviluppo di una buona immagine di
sé e un buon funzionamento sociale. Il problema, però,
è che tutta l’esperienza e la gratificazione vissuta
virtualmente non è sempre riscontrabile con la realtà.
Inoltre, la grossa dose di eccitabilità si trasforma
facilmente in frustrazione quando il giocatore nella vita
reale oppure in quella virtuale non riscontra la stessa
percezione di controllo e successo. Ecco perché, alcuni
ragazzi quando giocano e non riescono a vincere una
partita o una guerra o una missione, hanno spesso
esplosioni di rabbia. Questa facilità alla frustrazione si
accentua nei ragazzi che hanno una maggiore difficoltà
nella gestione delle emozioni, dell’attenzione e del
movimento.
Sentirsi efficaci nella vita reale
In infanzia e nella prima adolescenza ricoprono un
ruolo importantissimo le relazioni e le esperienze
sociali. È Attraverso di esse che impariamo a definirci
e a definire gli altri. La loro qualità e la possibilità di
imparare a gestire le emozioni legate alle vittorie ma
soprattutto ai fallimenti è molto importante e in questo
hanno un ruolo determinante i genitori. Saper accettare
che le cose non sempre vanno come le desideriamo e
che questo non determina se una persona è più o meno
capace, significa restituire al proprio figlio la sicurezza
che si è amati nonostante debolezze e fragilità.
Purtroppo, molto spesso sono proprio i modelli adulti a
valutare loro stessi in base a successi o fallimenti.

Videogiochi: come utilizzarli
Telefonini, tablet, computer e videogiochi se usati con
criterio possono essere divertenti e allenare diverse
capacità cognitive di bambini e adolescenti. E’
necessario però rispettare regole ben precise. Per
esempio fino agli 11 anni bisognerebbe evitare di far
giocare i propri figli a giochi di guerra o che
richiamino azioni illegali e violente. Questo per un
motivo ben preciso. Quando si è bambini la capacità di
distinguere la realtà con la fantasia, o in questo caso
potremmo dire con l’illusione di realtà è scarsa. I
bambini hanno necessità di osservare ciò che accade
intorno a loro per poter imparare a muoversi nel
mondo e a fare inferenze su pensieri e stati d’animo
propri e altrui. Giocare con videogames violenti, non
solo confonde il bambino ma provoca reazioni emotive
forti che non è ancora in grado di gestire nella propria
realtà. Ecco perché, i più piccoli ripetono ciò che
guardano e che ascoltano. Le informazioni arrivate
dagli adulti e da altri canali preferenziali regalano il
libretto di istruzioni su come ci si muove nel mondo e
su come questo funziona. Anche nella prima
adolescenza (12-13 anni), soprattutto se si hanno
difficoltà nella gestione delle proprie emozioni o
dell’attenzione si dovrebbero evitare giochi con questo
tipo di tematiche. In questo caso non è tanto la
distinzione tra realtà e fantasia il problema, ma la
capacità di domare la quantità di eccitazione provocata
dalle azioni e dagli obiettivi di gioco. Scegliere il gioco
giusto è importante e potrebbe diventare un momento
di condivisione con il proprio figlio.
Bisognerebbe seguire le indicazioni di utilizzo riportate
dietro le confezioni dei giochi. In generale si
dovrebbero privilegiare quelli in cui vengono
sollecitate le capacità di orientamento, esplorazione,
intuizione e movimento; giocare non più di due ore al
giorno, alternare questa attività con altro e soprattutto
evitare che l’uso dei videogiochi avvenga prima di
dormire.

Dare delle regole
Molto spesso incontro genitori che mi chiedono come
convincere i loro figli a non giocare tante ore con i
videogiochi. La mia risposta è sempre la stessa, cioè
che non bisogna convincere ma educare al buon uso e
al buon comportamento. Ma come si fa? Se gli adulti
sono il manuale d’istruzione del “ come stare al
mondo” viene spontaneo pensare che per mamme e
papà sia necessario dare delle regole che facilitino
questo apprendimento. Educare è sempre una
questione di regole trasmesse al positivo e soprattutto
condivise in famiglia. Come posso insegnare a mio
figlio a mangiare tutto quando gli propongo diverse
pietanze? o se noi per primi commentiamo la
gradevolezza o sgradevolezza dei piatti cucinati? Ecco,
vale lo stesso per l’attività dei videogiochi, dei compiti,
della collaborazione in generale. Le regole aiutano a
fare chiarezza su come ci si deve comportare, sono
stabili e danno sicurezza. Non è facile e me ne rendo
conto. Il più delle volte le famiglie che incontro hanno
le prime difficoltà proprio nella ricerca di regole
condivise che possano aumentare i momenti di
comunicazione e le attività da fare insieme. Questo
dato non deve scoraggiare, ci deve spronare a fare di
più, e far riflettere su quanto il comportamento dei
nostri figli sia il più delle volte il risultato di abitudini
scorrette.
Conclusioni
I videogiochi, possono essere un buon modo di
divertirsi ma bisogna fare attenzione che non diventino
l’unico modo che i nostri figli utilizzino per sentirsi
appagati e gratificati. Quando un ragazzo comincia ad
isolarsi, a uscire di rado e ad avere un’attivazione
emotiva esagerata, è bene non sottovalutare e in caso
richiedere aiuto.