Le emozioni: non solo cuore
L’intento di questo articolo è quello di fare un piccolo
viaggio nel mondo emotivo del bambino dai primi anni
fino alle soglie dell’adolescenza, in particolare rispetto
alla capacità che il bambino sviluppa di autoregolare le
proprie emozioni.


Si sente spesso parlare di emozioni ed emotività ma
che cos’è l’emozione? Le emozioni sono esperienze
soggettive complesse, che si accompagnano a
cambiamenti nei pensieri, nel comportamento, nelle
espressioni e nell’attivazione fisiologica. Le emozioni
sono intense, ma generalmente di breve durata e
svolgono una funzione adattiva, in quanto ci
permettono di rispondere nell’immediato agli stimoli
dell’ambiente, predisponendoci ad agire.
Ogni componente dei cambiamenti che accompagnano
l’emozione interagisce con le altre ed è funzionale ad
un obiettivo: la componente cognitiva (i pensieri) ci
consente di valutare lo stimolo che ha scaturito
l’emozione, l’attivazione fisiologica predispone
l’organismo ad affrontare la situazione, la componente
espressiva modula l’espressione del volto per esternare
i vissuti provocati dall’emozione, infine la
componente comportamentale, legata anche alle
motivazioni, induce la persona a reagire.
Qualunque emozione si accompagna sempre a delle
reazioni fisiologiche di attivazione. La rabbia così
come nella gioia o nella tristezza, solo alcune delle
emozioni di base che ognuno di noi può
sperimentare nel corso della propria storia di vita,
ci portano ad assumerne determinati
comportamenti, modificandoci all’esterno cosi
come all’interno. Le emozioni, infatti, si
accompagnano sempre a una determinata
espressione facciale più o meno facilmente
riconoscibile. Ogni essere umano è altamente
specializzato, fatto salvo per patologie specifiche,
Come avete appena letto dunque in un’emozione c’è
molta complessità e ognuno di noi vive e sperimenta
l’emozione su più piani, controllandone ciascuna
componente e regolando la relazione tra quello che
accade all’interno e ciò che accade all’esterno della
persona, senza necessariamente esserne sopraffatto. Il
senso comune può suggerirci che l’emozione possa
essere qualcosa di caotico e incontrollabile ma in realtà
non è cosi. Le emozioni non sono, infatti, tempeste
improvvise ma elementi vitali di ciascun individuo, che
accompagnano l’esperienza personale e svolgono una
funzione adattiva.
La capacità di autoregolazione del bambino
Ma come nasce e si sviluppa la capacità di ognuno di
noi di regolare l’emozione e controllarne le diverse
componenti?
Per rispondere a questa domanda si deve tenere in
considerazione che molte abilità si sviluppano da
Come avete appena letto dunque in un’emozione c’è
molta complessità e ognuno di noi vive e sperimenta
l’emozione su più piani, controllandone ciascuna
componente e regolando la relazione tra quello che
accade all’interno e ciò che accade all’esterno della
persona, senza necessariamente esserne sopraffatto. Il
senso comune può suggerirci che l’emozione possa
essere qualcosa di caotico e incontrollabile ma in realtà
non è cosi. Le emozioni non sono, infatti, tempeste
improvvise ma elementi vitali di ciascun individuo, che
accompagnano l’esperienza personale e svolgono una
funzione adattiva.
La capacità di autoregolazione del bambino
Ma come nasce e si sviluppa la capacità di ognuno di
noi di regolare l’emozione e controllarne le diverse
componenti?
Per rispondere a questa domanda si deve tenere in
considerazione che molte abilità si sviluppano da

quando si è piccoli e si accrescono già a partire dai
primissimi mesi di vita. Alla nascita il bambino
possiede una capacità di autoregolazione ancora molto
limitata, seppure, riesce a mettere in atto azioni che lo
aiutano a ritrovare una stabilità emotiva, come per
esempio la suzione oppure la manipolazione di oggetti
come il lembo della sua copertina, gesti che assumono
una funzione calmante. Tronick nel 1989 evidenziava
l’esistenza di condotte autoregolatorie molto precoci
nel bambino, che utilizzerebbe per regolare l’eccesso
di tensione causata da stimoli stressanti. Tuttavia le
emozioni nei primi mesi di vita sono regolate
attraverso l’aiuto dell’adulto che previene le
situazioni stressati per il bimbo e lo calma cullandolo
o prendendolo in braccio, evitando cosi che
sperimenti emozioni negative intense di difficile
regolazione. Questa regolazione mediata da chi si
prende cura del bambino è fondamentale per
permettere al bimbo di acquisire le capacità di
regolare le proprie emozioni perché lo aiutano a non
sperimentare picchi di attivazione eccessivi nei quali
diventa difficile intervenire.
Per il bambino le esperienze affettive sono
fondamentali in quanto strutturano l’identità del
bambino. Come sostiene Emde chi si prende cura del
bambino, la figura di attaccamento, tende a “validare”
le emozioni del figlio in particolar modo quelle
positive che diventano fondamentali per lo sviluppo
psicologico.
Questa iniziale capacità di autoregolazione delle
emozioni incrementa con il maturare delle abilità del
bambino, per esempio quando accresce le abilità
motorie e diventa più abile nel muoversi nell’ambiente
può allontanarsi da stimoli che possono spaventarlo e
suscitare emozioni spiacevoli, oppure, quante volte
sarà capitato vederlo, il bambino si copre le orecchie
per attutire un rumore troppo forte che evidentemente
suscita in lui disagio e paura.
Mano a mano che il bambino cresce impara nuove
strategie per regolare le emozioni, in particolare
inizialmente verbalizza le proprie emozioni grazie allo
sviluppo del linguaggio che offre una nuova strada per
comprendere e gestire le proprie emozioni e inizia così
anche a chiedere esplicitamente aiuto agli altri.
Tra i più potenti mezzi che il bambino utilizza per
regolare le proprie emozioni non poteva mancare il
gioco. Il bambino giocando riesce a ricreare gli
antecedenti per sperimentare emozioni positive
distogliendo la sua attenzione da quelle negative,
inoltre attraverso il gioco può drammatizzare gli
eventi che suscitano emozioni negative, rivivendo la
stessa emozione in un contesto controllato dal
bambino. Ad esempio attraverso il gioco simbolico (di
finzione) può dominare e ri-vivere una paura o
superare una delusione.
Verso i 5-6 anni i bambini sono abbastanza abili nella
regolazione delle emozioni e riescono anche a spiegare
come far passare un’emozione spiacevole ma solo
intorno ai 10 anni il bambino è consapevole e riesce a
spiegare quali sono i meccanismi mentali convolti
nella regolazione dell’emozione (Berti & Bombi,
2008). Così a 10 anni il bambino ha fatto proprie le
strategie funzionali per abbassare l’intensità
dell’attivazione emotiva e riesce a modulare le
emozioni spiacevoli.